Il 19 luglio, in occasione del Vallelunga Racing Weekend (ACI Storico), abbiamo avuto il piacere di intervistare Emanuele Pirro. In una chiacchierata ricca di emozioni e spunti, ci ha accompagnati attraverso le tappe della sua carriera, parlando di Formula 1, di Le Mans, della sicurezza nel motorsport e di possibili progetti futuri.

Emanuele Pirro vince gara 1 con la sua Rarlt Rt1 Toyota
Chi è Emanuele Pirro?
Nato nel 1962, Pirro è sicuramente uno dei piloti italiani più vincenti e noti. Ha corso in Formula 1 dal 1989 al 1991, disputando 40 gran premi con la Benetton e con la Scuderia Italia, ma è più conosciuto per i suoi successi nel WEC. In quale categoria, però, si è sentito maggiormente appagato?
“È difficile dirlo perché ci sono due tipologie di analisi: dipende dal tipo di macchina che guidi, e questo è legato prevalentemente alla velocità, perciò la Formula 1, seppur la più brutale, è la macchina più bella che io abbia guidato. C’è però anche un altro aspetto: la qualità e la competitività della monoposto. In F1 ho guidato delle buone macchine, ma non in grado di poter vincere una gara, mentre in tutte le altre categorie questo è accaduto. Le Audi che ho guidato alla 24 ore di Le Mans sono state macchine fantastiche, così come la BMW M3 nel Turismo, o l’Audi 80 e quella A4, ma anche la Formula 2 nel 1984.”

Emanuele Pirro alla 24 ore di Le Mans con l’Audi: fonte F1Sport.it
La magia di Le Mans
Proprio nel WEC, il pilota romano ha trionfato per cinque volte la 24 ore di Le Mans: nel 2000, 2001, 2002, 2006 e 2007. Alla domanda sui ricordi della prima vittoria e sul perché questa gara sia così speciale anche per i piloti, gli occhi di Emanuele brillano, con la mente che torna indietro nel tempo, rievocando piacevoli ricordi.
“La gara è speciale per un insieme di fattori: la sua tradizione, con la prima edizione avvenuta più di un secolo fa, ma non solo. È anche un luogo in cui molti costruttori e piloti hanno scritto la storia, ma anche crudele, dove i piloti e il pubblico hanno perso la vita (in riferimento all’incidente del 1955 di Pierre Levegh, in cui morirono, compreso lui, 84 persone e oltre 120 feriti). La corsa è estremamente dura, vista la sua durata. Più una gara è selettiva e più ti da soddisfazione, oltre a rappresentare un obiettivo molto importante per i costruttori.”
Il suo ruolo alla McLaren
Oltre ad aver corso come pilota ufficiale in Formula 1, Pirro ha avuto l’onore di essere il collaudatore della McLaren in un’epoca d’oro: quella di Senna e Prost. Due leggende che hanno scritto la storia del motorsport, con Emanuele che ha potuto viverli da vicino.
“Sarebbe superficiale definire questi campioni solo veloci. Per arrivare a quel livello, bisogna avere anche delle caratteristiche che vadano oltre la velocità, come la determinazione, l’attenzione ai dettagli, il modo di interagire con il team e di massimizzare tutte le situazioni che si presentano. È un insieme di caratteristiche che mi ha permesso di diventare un pilota migliore. Dal punto di vista professionale, è stato un momento fondamentale della mia carriera.”

Ayrton Senna, Emanuele Pirro e Alain Prost: fonte FormulaPassion
L’importanza della sicurezza e lo sviluppo tecnologico
Non potevamo non affrontare i temi dello sviluppo tecnologico e della sicurezza, quest’ultima un argomento chiave per Pirro. Infatti, dal 2010 Pirro ricopre il ruolo di commissario della FIA in F1, impegnandosi per una sicurezza sempre più elevata nel motorsport. Le corse possono essere spietate, lo sappiamo, ed è proprio per questo che Pirro, così come tante altre persone, ha lavorato incessantemente per arrivare a un rischio meno elevato.
“Queste tecnologie in passato erano sicuramente presenti, ma conosciute in maniera più superficiale. Nel motorsport, il miglioramento della tecnologia è evidente, ma lo stesso vale anche per tutti gli altri sport, dalla preparazione fino al giorno della gara. Per esempio, rispetto a 30 anni fa, il calcio sembra essere uno sport completamente diverso. Questo non perché i calciatori attuali siano più forti, ma perché gli strumenti per migliorarsi si sono evoluti. Nel motorsport, la tecnologia ha avuto un impatto enorme, ed è un argomento delicato. È opinione abbastanza diffusa che prima fosse meglio, e che oggi si sia perso tanto a livello di corse. Personalmente non sottoscrivo questo concetto. Se vedi articoli e interviste del passato, si diceva la stessa cosa: che prima era meglio. Questo accade perché si tende a idealizzare il passato e a non capire il presente.
Secondo me, ogni epoca ha le sue caratteristiche, e uno spettatore deve imparare a capirle e ad apprezzarle. È vero che oggi la conoscenza è molto più avanzata di prima, e questo ha reso tutto più evoluto, perciò le differenze tra l’essere al vertice o meno sono piccolissime, ma c’è un’altra cosa da non sottovalutare: il modo di raccontare lo sport. È cambiato drasticamente il modo in cui viene comunicato, sotto tutti i punti di vista. Però, secondo me, se prendessimo una videocassetta di un gran premio del passato, sfido chiunque a dire che fossero gare più belle di quelle attuali. Dobbiamo capire quello che abbiamo adesso: sono cambiati i piloti, gli strumenti, così come anche noi. Mi dispiace quando vedo tanta negatività da parte delle persone che misurano un gran premio solo in base al numero di sorpassi, che per me è un criterio superficiale. Va detto, però, che in passato c’erano molte più imperfezioni e di conseguenza c’era più imprevedibilità. I piloti sbagliavano di più, perché le piste erano più impegnative e meno perfette, così come anche le auto si rompevano di più.”
Dopo questi argomenti, ci siamo spostati su un terreno ancora più familiare: quello di casa. Vallelunga può infatti essere considerata la sua gara di casa, dato il luogo di nascita. Un tracciato non solo molto tecnico, ma anche un punto di riferimento per il motorsport, con lo stesso Pirro che ci tiene a ribadirlo. Tra l’altro, nel corso del weekend, Pirro è riuscito a trionfare in gara 1, mentre in gara 2 si è dovuto accontentare di un quarto posto.
“In Italia siamo estremamente fortunati, perché siamo pieni di circuiti che sono un fiore all’occhiello, a livello internazionale, e Vallelunga è sicuramente uno di questi. A me è sempre piaciuta come pista perché è tecnico, impegnativo. Pur non avendo lunghi rettilinei, offre una varietà di curve che la rendono unica. Per la macchina che sto guidando adesso (Rarlt Rt1 Toyota) è perfetto, perché è una macchina agile che ti consente di divertirti in curva.”

Pirro sul podio di Vallelunga
Concludiamo con una domanda rivolta al passato, ma che può lasciare anche spazio al futuro. “C’è qualcosa che avrebbe voluto fare nel motorsport ma non ci è riuscito”?
“Si, ma la vita non è finita, mi piacerebbe gestire una squadra di alto livello.”
Emanuele Pirro si è rivelato, nonostante il successo, un uomo semplice, sempre sorridente, che guarda il motorsport con gli occhi di chi lo ama davvero. Nonostante tutto quello che ha conquistato nella sua carriera, sembra che non si voglia accontentare, e noi non possiamo che condividere.
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