GT, ma siamo davvero nella seconda giovinezza delle ruote coperte?

GT new golden era
Entry list sempre più ricche, circuiti old school e una curiosità che si rinnova a ogni weekend di gara: il mondo delle ruote coperte sta vivendo un momento di splendore che non si vedeva da anni

Tutti conoscono la Formula 1 e le sue categorie propedeutiche, persino chi non segue abitualmente il motorsport. “Il pinnacolo del motorsport” negli ultimi vent’anni si è imposto sulle restanti categorie per via di grandi lotte, nomi importanti iscritti e, soprattutto, una strategia di comunicazione vincente che ha portato il mondiale delle monoposto su tutti gli schermi. Per intenderci, chi sognava di fare il pilota pensava alla Formula 1. Eppure qualcosa sta cambiando. Da un paio d’anni a questa parte si percepisce una tendenza nuova, sottile ma in crescita: le ruote coperte iniziano ad attrarre sempre più appassionati, a conquistare spazio nelle discussioni, nei feed social, nei weekend davanti alla TV o sulle tribune. Non è più solo un affare per addetti ai lavori o fanatici del genere: il GT sta tornando protagonista, e forse – finalmente – sta raccogliendo ciò che ha seminato per anni.

GT new golden era

Parlare di GT3, endurance o Balance of Performance a chi non vive di motori è stato – e in parte lo è ancora – come usare un linguaggio di nicchia, quasi da iniziati. Una sorta di “lingua minore”, considerata per anni di serie B rispetto al lato più patinato del motorsport. Meno accessibile, meno raccontata, meno visibile. A un certo punto però l’interesse verso le competizioni a ruote coperte è cresciuto, alimentato anche da regolamenti tecnici in evoluzione, dall’ingresso di case ufficiali e dall’arrivo di piloti di alto profilo. Un ecosistema che, anziché chiudersi, ha saputo aprirsi e rinnovarsi, accendendo una nuova curiosità attorno a un mondo che per troppo tempo era rimasto nell’ombra.

Da dove partire: GT4, GT Cup…

Ma partiamo dalle basi: quali sono i primi passi per iniziare a correre nel mondo delle ruote coperte? A differenza delle monoposto, dove il percorso è spesso lineare e definito, nelle competizioni GT le strade da percorrere sono molteplici e variegate. Il primo step per molti giovani piloti, ma anche gentleman driver, passa dai campionati monomarca, vere e proprie scuole di specializzazione organizzate direttamente dai costruttori. Serie come il Ferrari Challenge, il Lamborghini Super Trofeo o la Porsche Carrera Cup rappresentano ottimi trampolini di lancio.

Sono campionati strutturati, presenti a livello regionale, nazionale o continentale: basti pensare alla gamma di competizioni Porsche, che va dalla Carrera Cup Italia fino alla più prestigiosa Supercup europea. Parallelamente, esistono categorie come la GT4 o la GT Cup (sia a livello nazionale che internazionale) che offrono un’ulteriore tappa di crescita prima di approdare alle competizioni GT3, dove invece si entra nel cuore pulsante delle ruote coperte.

GT new golden era
Immagini dalla filiera Porsche Carrera Cup.

È proprio da qui che iniziano storie come, ad esempio, quella di Eliseo Donno, capace di distinguersi prima nel Ferrari Challenge e nel Campionato Italiano Gran Turismo (vivaio di tantissimi talenti negli ultimi anni), fino ad approdare nel GT World Challenge Europe con la Ferrari ufficiale di AF Corse. Un esempio concreto di come il percorso nelle ruote coperte non sia solo alternativo, ma oggi più che mai competitivo e ricco di opportunità, come ci ha raccontato anche Andrea Bertolini in un’intervista esclusiva lo scorso weekend a Monza.

Tra il GT World Challenge e il WEC

Una volta consolidata l’esperienza nelle serie nazionali, il passo successivo per i piloti è il palcoscenico internazionale. Qui entra in scena il GT World Challenge, organizzato da SRO, con le sue declinazioni regionali (Europe, America, Asia e Australia) e il fiore all’occhiello della Endurance Cup. Ci si ritrova ad avere in calendario una gara leggendaria come la 24h di Spa Francorchamps, una di quelle esperienze che consolidano la carriera di un pilota, dando l’opportunità a team ufficiali e privati di correre in un contesto che unisce tecnologia, strategia e resistenza.

Nell’ultimo periodo, inoltre, anche il WEC ha voluto ritagliare dello spazio importante per la categoria GT3, dandogli l’opportunità di partecipare al mondiale endurance accanto alle Hypercar, rendendo il format ancora più accessibile ai costruttori e ai team clienti. Non è un caso che brand storici come McLaren, Lexus, Ford e Corvette abbiano colto l’occasione per rientrare o rafforzare la loro presenza nel panorama GT globale – di pari passo a quello che succede oltreoceano, con l’IMSA.

Il caso di Valentino Rossi

Infatti, dal 2022 in poi sono stati tantissimi i nuovi ingressi nel mondo GT. Uno dei debutti più discussi è stato senza dubbio quello di Valentino Rossi. Dopo l’addio alla MotoGP, il nove volte campione del mondo ha scelto di reinventarsi nel mondo GT, prima con Audi e poi con BMW, abbracciando un progetto professionale e a lungo termine. Il suo ingresso ha avuto un impatto mediatico enorme: ha trascinato nuovi spettatori, ha riempito tribune nei circuiti di mezza Europa e ha acceso i riflettori. In molti hanno cominciato a seguire le gare per vedere “il Dottore”, ma si sono poi appassionati al format, alle battaglie ravvicinate, alla varietà dei costruttori. E infatti, anche se ormai il pilota di Tavullia ha scelto di correre solo nel WEC salutando il GT World Challenge Europe, durante la gara di Monza le tribune erano ugualmente piene di appassionati. 

GT new golden era

L’esempio di Valentino Rossi però è solo la punta dell’iceberg. Ciò che attira delle ruote coperte è proprio la varietà di strade diverse possibili, di percorsi intercambiabili e di opportunità ben diverse rispetto a quelle che si trovano nel resto dello sport. Ha il sapore di una seconda giovinezza questo periodo del GT, di qualcosa che diventa ogni giorno più interessante da studiare e osservare. Ciò che forse ancora un po’ manca, almeno in Italia, è la giusta considerazione mediatica: un canale televisivo dedicato, delle produzioni un po’ più dedicate. Ma ciò che è certo è che le ruote coperte non sono più il “lato B” del motorsport: stanno diventando, a tutti gli effetti, una delle sue espressioni più vive, spettacolari e autentiche.