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    Intervista esclusiva ad Alberto Naska: alla scoperta del pilota più seguito d’Italia

    Intervista esclusiva ad Alberto Naska: alla scoperta del pilota più seguito d’Italia

    Nel panorama del motorsport italiano è difficile non conoscere Alberto Fontana, in arte Naska. In occasione del FX Racing Weekend di Vallelunga, abbiamo avuto il piacere di parlare con un ragazzo che, partito da zero, è riuscito da solo a costruirsi la possibilità di realizzare il suo sogno più grande: diventare un pilota professionista.

    Alberto Naska intervista

    Foto fornita da Heroes Valley

    Chi è Naska?

    E se per caso non conosceste Alberto, ve lo raccontiamo noi.

    Classe ’90, sin da ragazzo ha un sogno ben chiaro: diventare un pilota da corsa. Un obiettivo ambizioso, tanto quanto le difficoltà per realizzarlo. Il motorsport, come ben sappiamo, è uno sport cinico ed estremamente costoso, accessibile a pochi e ancora di meno sostenibile nel lungo periodo. La famiglia di Alberto non poteva permettersi di supportarlo in questo desiderio. Ma nel vocabolario di Naska, la parola “arrendersi” non esiste.

    Naska inizia nel 2006 la sua carriera nel mondo del motorsport come pilota virtuale e videomaker, coltivando il sogno di salire un giorno su una vera monoposto. Nel 2012 vince un talent show organizzato da Abarth, che lo premia con una macchina stradale, venduta poco dopo per finanziare nuovi progetti. L’anno successivo fonda RaceBooking.net, il sito che lui stesso definisce “la casa dei piloti”, dando sempre più rilievo ai campionati amatoriali in Italia, spesso ignorati dai media. Nel 2016 arriva la svolta: Alberto apre il suo canale YouTube, inizialmente per gioco. Ma grazie alla sua passione e al duro lavoro, le aziende si interessano a lui, che decidono di finanziare la sua carriera sportiva: da lì il resto è storia.

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    Foto fornita da Heroes Valley

    Le emozioni e il divertimento di guidare

    Non importa quale sia la pista o il mezzo che guida: nel momento in cui entra in pista, Alberto è la persona più felice del mondo. Viviamo di emozioni, nella quotidianità e in tanti altri momenti della nostra vita. Abbiamo cercato di ripercorrere questo tema e, alla domanda su quale fosse stata la sua gara più emozionante e il perché, Alberto non ha esitato a rispondere.

     “Di solito uno dice che la gara più bella sarà la prossima. Secondo me è così, ma in questo momento, nonostante le tante gare fatte fino ad oggi in macchina, nessuna ha ancora battuto l’ultima fatta in moto nella Race Attack del 2019, quando ho vinto il campionato all’ultima gara per un insieme di fattori”.

    Proprio negli ultimi anni, Naska ha avuto la possibilità di guidare tante monoposto: dalla Lotus Emira GT4 all’EuroNascar, passando per la Legend Car e molte altre. Ma tra tutte, qual è stata quella con cui si è divertito di più e si è sentito più a suo agio?

    “È difficile rispondere a questa domanda perché ognuna ha un qualcosa di speciale per un determinato motivo. Potrei fare dieci volte questa classifica e cambiare ogni volta la lista. La più emozionante è stata la GT3, ma è stata solo una gara, tra l’altro anonima, in cui è stato emozionante ma non divertente. L’EuroNascar è stato incredibile: è stato il primo campionato europeo, con gare stupende e vere battaglie, così come quest’anno con il GT4 visto il livello incredibile. Alla fine però se devo scegliere le gare più divertenti in assoluto, con più sorpassi, sono state con le Legend”.

    Alberto Naska intervista

    Foto fornita da Heroes Valley

    La vita da youtuber e pilota

    Alberto Naska però, come già anticipato, non è solo un pilota. È infatti lo youtuber più seguito in Italia del motorsport. Un lavoro che richiede però orari forsennati: dalla mattina presto fino a tarda sera. Quanto è difficile quindi bilanciare la vita del pilota con quella del content creator?

    “Le difficoltà sono cambiate nel tempo. Inizialmente, escluso il cameraman che mi seguiva, gestivo tutto da solo ed era sfinente. Soprattutto quando correvo in moto: mentalmente era molto più difficile da gestire rispetto a una macchina. Oggi invece la difficoltà principale è un’altra: correndo in campionati di livello sempre più alto, e persino quelli che un tempo potevano essere considerati di livello inferiore, mi trovo ad affrontare piloti fortissimi che hanno raggiunto un livello alto.

    Il problema quindi è che affronto avversari sempre più forti, ma visto il mio lavoro da content creator non posso fare dei test in pista, per esempio. Inevitabilmente perdo un po’ di competitività, perché il 90% del mio tempo lo dedico a cercare sponsor per correre. Se potessi fare solo il Max Verstappen non andrei sicuramente forte come lui, ma andrei più forte di come vado adesso”.

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    Foto fornita da Heroes Valley

    “Essere diventato un personaggio pubblico ha stravolto la tua routine quotidiana?”

    “In realtà la quotidianità è rimasta la stessa. Per me la vita di tutti i giorni non è cambiata: semplicemente cambia il lavoro, le soddisfazioni e di conseguenza i problemi. Forse qualcosa è cambiato nei weekend in pista, anche se già dalla prima gara avevo un buon seguito.

    Diventa difficile da gestire perché a volte, anche dando degli orari di disponibilità, capita che qualcuno mi interrompa mentre sono con gli ingegneri o nel mio processo mentale pre-gara. Sono qui per fare un lavoro molto impegnativo, quello di correre e vincere in tutte le categorie. Il tema principale è che ci troviamo in un ambiente semi-professionistico in cui non ci sono i vincoli che ci sono in Formula 1, e di conseguenza per me è la cosa più difficile da gestire”.

    Il tempo che Naska dedica alla creazione di contenuti lo priva anche dell’allenamento: una componente fondamentale nella vita di qualsiasi atleta. Ne è consapevole, ma è difficile trovare un compromesso. In questo caso, il fatto di non correre più in moto rappresenta un piccolo vantaggio.

    “Mi alleno veramente poco e male. Dico sempre che guidare la macchina è come andare in vacanza, mentre con la moto è tutto molto più difficile da gestire, sia mentalmente che fisicamente.

    “La macchina è talmente meno impegnativa rispetto alla moto che riesco comunque ad essere competitivo anche senza allenarmi. Il problema è che lavoro talmente tanto durante la settimana che, quando finisco di lavorare alle 10 di sera, sono troppo stanco per allenarmi. Il lavoro da content creator mi assorbe talmente tanto tempo ed energie da non potermi allenare come dovrei. È una coperta corta: potrei fare meno content creator e allenarmi di più, però potrei non avere il budget per fare un campionato in più”.

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    Foto fornita da Heroes Valley

    Il momento più difficile

    Il momento più difficile della carriera di Alberto Naska ha una data ben precisa: 19 luglio 2020. Una domenica che segna anche la sua ultima gara in moto. Alla seconda curva di Misano, Alberto cade rovinosamente dalla moto, riportando un grave infortunio all’astragalo, che ancora oggi gli causa dolore. Quel periodo fu estremamente complicato: tra la pandemia, una lunga riabilitazione e diversi interventi chirurgici, sembrava essere entrato in un tunnel senza via d’uscita.

    “Il trauma è stato proprio in quel mese. Era l’unico mese di libertà che ci aveva dato il governo e l’ho passato a letto con il piede rotto, sotto antidolorifici. Quando poi ho ricominciato a camminare ci hanno messi di nuovo in lockdown. Quell’anno è stato veramente una tortura. Ancora oggi se faccio dei lavori domestici, o corro un weekend in macchina, sento dolore la sera stessa o il giorno dopo e questo infortunio mi ha portato a non poter fare una serie di cose, come anche una passeggiata in montagna, ma alla fine ti adatti”.

    Alberto Naska intervista

    Foto fornita da Heroes Valley

    Tra sogni e tifosi

    Il weekend di Formula X Racing Weekend del 19-21 settembre è solo l’ultimo di una lunga lista che, insieme agli eventi ACI e tanti altri, ha visto sempre più tifosi presenti in pista. Naska ne è entusiasta e spera che questi numeri possano continuare a crescere.

    “Negli ultimi anni tanti amanti del motorsport si sono avvicinati molto ai weekend ACI o simili, dimostrando sempre più interesse nel capire lo spirito del motorsport, grazie anche a te che hai avvicinato tanti ragazzi o talenti come Kimi Antonelli, che è cresciuto grazie a questi eventi. Allo stesso tempo, negli ultimi anni abbiamo visto sempre più restrizioni in Formula 1 con dei biglietti sempre più costosi. Indipendentemente dal fatto che il biglietto per venire qui a Vallelunga sia gratis, cosa pensi possano offrire questi weekend al pubblico e perché dovrebbero venire a questi weekend?”

    “La cosa bella di venire a vedere queste gare è che ti ritrovi in un ambiente bello, sano: vedi le macchine da corsa, assisti a uno spettacolo, e questo è il vero senso delle gare. Vederle dal vivo ti fa nascere o rafforzare la passione per il motorsport. Mi piacerebbe che crescessero questi weekend, con delle attrazioni.

    Secondo me, dal punto di vista dell’intrattenimento, dovremmo imparare dagli inglesi: loro organizzano degli show incredibili. Ricordo che a Brands Hatch era una cosa incredibile. Purtroppo però in Italia c’è anche tanta burocrazia che rende difficile lavorare. Mi rendo conto che è come coltivare su un terreno infertile”.

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    Fornita da Heroes Valley

    “Abbiamo iniziato parlando di emozioni, concludiamo con i sogni. Ne hai realizzati tanti, sia nella vita privata che come pilota: c’è ancora qualche desiderio che vorresti realizzare nel motorsport”?

    Si. Voglio correre la 24 ore di Le Mans”.

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