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    Donne nel motorsport: con l’addio delle Iron Dames, cosa rimane per le ragazze che sognano di correre?

    Donne nel motorsport: con l’addio delle Iron Dames, cosa rimane per le ragazze che sognano di correre?

    Non è stato un fulmine a ciel sereno. La chiusura del programma delle Iron Dames nel WEC si poteva già prevedere durante le fasi finali del mondiale 2025. Ma senza delle rappresentanti, con la F1 Academy che ancora non ha raggiunto il suo obiettivo, cosa rimane delle donne nel motorsport?

    Il primo stigma quando si parla di donne nel motorsport per chi parla italiano è già nella parola. Si dice “la pilota”? O “il pilota donna”? Già si parte da una base non chiara. Ma per chi è appassionata da tempo il problema nemmeno si pone. Perché davanti a tutto, ai trionfi delle donne che hanno cambiato il mondo dei motori e agli occhi innamorati di chi, bambina, metteva piede in autodromo per la prima volta, c’è sempre stata più passione che attenzione ai dettagli. Alle formalità.

    Siamo arrivati però in un’era in cui le formalità sono importanti. E nel motorsport devono esserlo perché negli ultimi cinque anni il target di tifosi è cambiato radicalmente. Gli autodromi hanno iniziato a riempirsi non solo di tantissimi giovani, ma anche di tantissime donne: grandi, piccole, accompagnatrici segretamente affascinate e tifose sfegatate. Se ne è parlato sempre di più e, in concomitanza con la nuova era della Formula 1 (che si è espansa ormai al motorsport più in generale), sono arrivate le prime vere iniziative per promuovere le donne nel mondo dei motori.

    Tra Iron Dames e F1 Academy

    Se c’è stato un progetto che, indipendentemente dai risultati e dalle varie vicissitudini in pista, ha ispirato le donne nel motorsport è sicuramente quello lanciato da Deborah Mayer in collaborazione con Iron Lynx: le Iron Dames. Un’iniziativa che prevedeva un equipaggio tutto al femminile nelle serie endurance principali, per dimostrare che anche le donne sono capaci di correre allo stesso livello degli uomini. E nel 2018 Iron Dames ha subito scritto una pagina importante della sua storia. Alla 12h di Dubai, con Michelle Gatting, Rahel Frey e Manuela Gostner, sono salite subito sul secondo gradino del podio di classe. Le “dame di ferro” si sono poi espanse in più campionati, diventando il primo equipaggio femminile a vincere una gara del WEC e il punto di riferimento principale quando l’argomento sono le donne nel motorsport, con una strategia mediatica che è stata capace di entrare nel cuore di tantissime appassionate.

    IRON DAMES F1ACADEMY DONNE MOTORSPORT
    Foto: F1 Academy

    In parallelo nel 2019, si è sviluppata la W Series, il primo campionato monomarca tutto al femminile che aveva come obiettivo quello di avvicinare le donne alla Formula 1, sperando di trovare quel talento cristallino da portare avanti (con i consueti step verso il mondiale: Formula 3, Formula 2 e via dicendo). Dopo qualche anno di fertilità però, il programma ha visto la sua chiusura causa ingenti problemi economici – la dura altra faccia della medaglia del motorsport. Nel giro di due anni però, è stata direttamente la Formula 1 a lanciare il proprio campionato femminile, la F1 Academy. Una serie monomarca, proprio come le serie propedeutiche alla F1 della FIA, che ha come obiettivo quello di scovare la prima pilota donna (pilotessa, pilota, superstar e chi più vocaboli conosce li aggiunga) di questa generazione di Formula 1. Un campionato criticato, ghettizzante e stereotipato, che però ha comunque fatto parlare.

    Il problema che si presenta ad oggi però non è più il non parlare abbastanza di donne e motori. Se ne discute tantissimo e ormai sono migliaia le donne coinvolte nello sport. Adesso ci si chiede quale sia il reale futuro di coloro che vogliono farlo con il casco, la cintura allacciata e il piede sull’acceleratore. Il programma delle Iron Dames ha annunciato dopo la fine della stagione del 2025 di salutare il World Endurance Championship, alzandosi da quel sedile che negli anni era diventato un po’ una certezza.

    La F1 Academy non ha ancora trovato la sua punta di diamante, la sua piccola Max Verstappen e, anzi, comincia a perdere alcuni dei suoi nomi più promettenti per via dell’obbligo di abbandonare il campionato dopo due stagioni. Lia Block torna ai rally, Doriane Pin testa i prototipi, Maya Weug la Ferrari 296 GT3 di AF Corse. E lo stesso vale per chi di quel campionato è già campionessa: Marta Garcia corre nel GT, Abbi Pulling in GB3. Nessuna di loro vedrà la Formula 1 nella propria carriera. E quindi cosa rimane se non c’è nemmeno una rappresentanza nei mondiali?

    L’importanza di essere rappresentate

    Ciò che è certo è che non è più strano vedere le donne nel paddock, in pit lane o in pista. Le iniziative degli ultimi anni hanno sicuramente dato il coraggio a chi sognava di lavorare in questo mondo di farsi avanti, provarci e lottare. “Perché se ci sono riuscite loro, possiamo farlo anche noi”. I risultati ottenuti dalle Iron Dames per chi il motorsport lo vive tutti i giorni potrebbero sembrare una cosa da niente: anzi, il “bare minimum” che è oggi di tendenza.

    Al contrario però, per chi ha sempre ammirato le prestazioni di qualsiasi equipaggio, potersi rispecchiare in qualcosa di così simile è insuperabile. Indipendentemente dalle prestazioni dimostrate, essere rappresentate è importante. Certo, poi l’oggettività del motorsport deve risuonare anche in questi progetti: c’è davvero un potenziale per il futuro? Si sta lavorando con piloti (o pilotesse, donne pilota, supereroine) meritevoli e di talento? Ma comunque una base da cui partire, qualcuno a cui ispirarsi c’è.

    Ci sono le iniziative di FIA WIM, che con Girls On Track permette di entrare nel vivo del motorsport, con l’accesso al paddock di svariati campionati e workshop ad hoc per impararne sempre di più. Brand disposti ad investire sui programmi dedicati alle ragazze. Le volontà di avvicinare ancora di più il pubblico femminile allo sport. Ad oggi, però, è inevitabile chiedersi se sia abbastanza. Se davvero vedremo una donna di questa generazione in Formula 1 grazie a questi programmi. Se c’è spazio su quella griglia, su quella del WEC e, più in generale, sui campionati di alto livello.

    IRON DAMES F1ACADEMY DONNE MOTORSPORT
    Foto: Iron Dames

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